Discussione:
Beppe Scienza sulla previdenza complementare
(troppo vecchio per rispondere)
Boston Tea Party
18 anni fa
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In questo periodo si discute molto
di previdenza complementare , fondi pensione e TFR

siccome mi sembra gli articoli di Beppe Scienza
vi siano sfuggiti li posto :




Nella stessa pagina ho riportato materiale sui difetti, pericoli e
dannosità della previdenza integrativa proveniente da due associazioni
di Bolzano: Asterisco-Asterisk di Alberto Filippi e il Centro Tutela
Consumatori Utenti (CTCU)-Verbraucherzentrale. A proposito, molte
associazioni si lamentano perché il CTCU riceverebbe troppi
finanziamenti pubblici: può anche darsi, sembra però che li spenda bene


Sulla previdenza integrativa si vedano:

1. «La truffa finanziaria del secolo contro i giovani lavoratori»:
interessante analisi di Alberto Filippi su Asterisco-Asterisk;

2. tre capitoli di konsuma rivista del CTCU-Verbraucherzentrale di
Bolzano sulla previdenza integrativa individuale, sui p.i.p. e sulle
polizze vita.


LA PREVIDENZA INTEGRATIVA INDIVIDUALE


Quando ha un senso?

Privata e non pubblica, volontaria e non obbligatoria, aperta invece che
chiusa: la previdenza integrativa individuale – il terzo pilastro del
sistema pensionistico italiano - va ad integrare quello che la legge
offre, quando non basta. Ma c’è di più.

La previdenza integrativa individuale si differenzia in modo sostanziale
dalla pensione pubblica obbligatoria e anche dai fondi complementari
(chiusi). La pensione obbligatoria prevede che i lavoratori versino
mensilmente dei contributi ad un grande fondo statale al quale si
attinge per pagare le pensioni alla generazione di chi oggi è anziano.
Invece le pensioni complementari e la previdenza integrativa individuale
si fondano sulla capitalizzazione individuale:

il capitale accumulato nel corso della propria vita lavorativa (pensione
complementare) o risparmiato, aiuta il sostentamento durante la
vecchiaia. Si tratta quindi di una riserva finanziaria in più. La
previdenza integrativa individuale si differenzia dal fondo
pensionistico complementare anche perché a quest’ultimo possono aderire
solo i lavoratori per i quali sia stato stipulato il relativo contratto
collettivo.

Il senso e lo scopo della previdenza integrativa individuale sono quelli
di integrare le coperture della pensione pubblica obbligatoria. Qualora
la pensione di vecchiaia non basti, il pensionato deve poter ricorrere
al proprio patrimonio individuale. Questa forma previdenziale può
assumere quindi forme tra loro molto diverse, dalle banconote “sotto il
materasso” all’appartamento in proprietà, a diversi investimenti
finanziari, al TFR e anche alla previdenza integrativa individuale. In
passato lo Stato si è per lo più limitato ad organizzare la pensione
pubblica obbligatoria e a creare almeno i presupposti giuridici e
fiscali per le varie forme di capitalizzazione privata, che però solo in
parte rispondevano a criteri previdenziali.

La previdenza integrativa individuale diventa tuttavia sempre di più
l’ultima spiaggia per chi resta escluso – del tutto o in parte – dal
sistema pensionistico pubblico (obbligatorio) perché magari ha studiato
o fatto tirocinio a lungo, perché è un lavoratore autonomo o è come se
lo fosse, perché esercita una libera professione o è un lavoratore
parasubordinato, perché si è dedicato all’educazione dei figli, è stato
malato o disoccupato. Se si guardano i numeri della previdenza privata
si ha però l’impressione che non aderiscano alle forme previdenziali
aziendali o individuali proprio quelli che ne avrebbero particolarmente
bisogno. C’è ancora molto lavoro da fare: offrendo consulenza,
informando e soprattutto intervenendo affinché il finanziamento della
previdenza integrativa individuale sia adeguatamente promosso.

La cautela è d’obbligo!

La previdenza integrativa individuale non è una forma assicurativa ma un
investimento finanziario. E su questo i malintesi sono tanti e profondi.
Forse è l’uso di termini come “assicurazione sociale” o “assicurazione
pensionistica”, che hanno contribuito a far credere - in modo del tutto
errato – che la previdenza integrativa individuale abbia qualcosa a che
fare con le assicurazioni, in primis con l’assicurazione sulla vita o
l’assicurazione previdenziale. Ma non è così! Tali assicurazioni sono
state e vengono vendute con falsi pretesti, infatti:

1. Spesso nelle diverse forme di assicurazioni sulla vita (di
capitalizzazione) non risulta chiaramente quanto l’assicurato risparmi
né a fronte di quale rendita. Le possibili manipolazioni sono tante. Ma
una cosa è chiara: con una polizza di capitalizzazione e con le
assicurazioni previdenziali accumulate – anno dopo anno – del denaro
(risparmi) che riavrete dopo decenni, inflazionato, con una rendita
spesso modesta.

2. Non è vero che esistono agevolazioni fiscali solo per le
assicurazioni sulla vita o per quelle previdenziali. Anche tante altre
forme di investimento finanziario sono soggette a tassazione ridotta
(proventi derivanti da obbligazioni, azioni, casa di proprietà ecc.)

3. Non è neanche vero che le assicurazioni private previdenziali / sulla
vita rappresentino il terzo pilastro accanto alla pensione pubblica
obbligatoria (1) e alle pensioni complementari (2). Il terzo pilastro
della previdenza è formato dai diversi investimenti finanziari come
misura di previdenza individuale per la vecchiaia.

Il nostro consiglio:

Un appartamento in proprietà libero da debiti rappresenta una forma
aggiuntiva di previdenza per la propria vecchiaia. L’affitto che non si
dovrà più pagare andrà a corrispondere più o meno alla perdita di
reddito che il pensionamento comporta rispetto al proprio livello di
reddito precedente. Chi desideri dunque ridurre le proprie spese
correnti durante la terza età deve acquistare per tempo una casa o un
appartamento e organizzarne il finanziamento in modo che l’abitazione
sia libera da debiti ed ipoteche al momento del ritiro dal lavoro. Non
dover pagare l’affitto significa risparmiare ogni mese tra i 500 e i
1000 euro.

Una nota critica: c’è bisogno della previdenza integrativa individuale!

Gli esperti concordano sul fatto che i sistemi previdenziali previsti
dalla legge non bastino più per un numero crescente di persone (v.
pagina 19) a mantenere anche durante la vecchiaia lo stile di vita di
cui godevano come lavoratori. Questo è dovuto anche al fatto che a poco
a poco le previsioni allarmistiche fatte da più parti in relazione al
futuro incerto del sistema pensionistico pubblico cominciano a produrre
degli effetti. Sempre più economisti, politici, sindacalisti e
rappresentanti dei media credono a queste tetre previsioni e agiscono
secondo lo schema: pari contributi (32,7%) – meno erogazioni. Quasi a
nessuno viene in mente che bisogna invece adeguare i contributi al
valore aggiunto prodotto, prevedere meno eccezioni ed evasioni
all’obbligo contributivo e soprattutto legare più strettamente le
prestazioni ai contributi. Se ci si affretta ad adottare un
comportamento dettato dagli allarmismi, questo equivale a far avverare
la profezia – quanto di meglio possa capitare agli strateghi del mercato
“globalizzato”. La realtà si adatta a ciò che la previsione vuole, e
questo è preoccupante, soprattutto se si considerano le tendenze a lungo
termine. Qualunque ne sia la causa, se si deve far fronte a una carenza
previdenziale per la propria vecchiaia bisogna mettere da parte del
denaro: per avere un reddito aggiuntivo di 500 euro al mese serve un
capitale di circa 100.000 euro. E non bisogna dimenticare che aver
finito di pagare la casa o l’appartamento di proprietà prima della
pensione significa già di per sé avere un’entrata aggiuntiva di circa
700 euro (che corrisponde all’affitto che ci si risparmia di pagare).
Questo non sarebbe necessario se vi fossero case in affitto a prezzi
convenienti.



FORME ASSICURATIVE SPECIALI PIP & FIP

Cose da trattare coi guanti

Al bando: la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, la COVIP, ha
definito troppo care e spesso anche troppo rischiose le polizze
previdenziali aperte, con grande dispiacere delle società finanziarie e
delle assicurazioni che le offrono.

Chi non fa i conti senza l’oste e desidera mantenere il proprio standard
di vita abituale anche durante la vecchiaia, chi ritiene a tal fine
insufficiente il sistema previdenziale obbligatorio oppure si è già
fatto fare i calcoli e sa che la pensione pubblica non gli basterà,
penserà ad una pensione complementare o investirà il proprio denaro in
modo sicuro e proficuo. Non pochi hanno scelto la strada
dell’assicurazione sulla vita (v. pagina 33): per la maggior parte di
loro si tratta però di un errore, innanzitutto perché la pensione di
vecchiaia, in realtà, non è un problema di quale assicurazione stipulare
ma piuttosto del modo di investire il proprio denaro. Con F.I.P. (Forme
Individuali di Previdenza) o P.I.P. (Piani Individuali di Previdenza) le
cose non stanno molto diversamente anche se essi dal 1 gennaio 2001
hanno sostituito le tradizioni assicurazioni sulla vita in questo
settore (decreto legislativo 47/2000) e beneficiano delle agevolazioni
fiscali delle forme pensionistiche complementari. Il legislatore
distingue ora tre tipi di assicurazioni:

• F.I.P. o P.I.P. (prevedono il pagamento di una rendita vitalizia)

• assicurazioni contro i rischi (assicurazione in caso di morte o di
invalidità)

• assicurazioni di capitali, ossia polizze come prodotti finanziari
(unit linked ed index linked)

La nuova disposizione di legge classifica Fip e Pip tra le forme
pensionistiche complementari e di conseguenza le tratta in modo analogo
ai fondi pensione aperti. Ma questo – in pratica - cosa significa?
Significa che viene meno la tassa del 2,5% sui premi versati e che si
può detrarre dall’imponibile fino al 12% del reddito complessivo. Già
questo implica un grosso vantaggio a livello fiscale. E a ciò si
aggiunga un’aliquota vantaggiosa, pari all’11%, rispetto al normale
12,5% sui proventi. Il diritto alla corresponsione della rendita matura
come per i fondi pensione complementari con l’età (si tratta dell’età
pensionabile del sistema obbligatorio).

E in più la legge dà diritto all’assicurato di cambiare ogni tre anni
società finanziaria o compagnia assicurativa se i risultati
dell’investimento non lo soddisfano. Il contributo, ossia il premio,
viene versato solo dal lavoratore e l’importo può essere fissato e
cambiato liberamente. Fino al 50% del capitale maturato può essere
incassato al momento della messa a riposo mentre il resto – e in questo
sta la differenzia rispetto ad una normale assicurazione sulla vita –
deve essere versato sotto forma di rendita periodica.

L’esplosione delle spese

Dall’analisi della COVIP emerge che un sottoscrittore, qualora decida
dopo tre anni di trasferirsi - cosa che la legge consente – è costretto
a pagare mediamente una commissione pari a quasi l’ 8% nel caso di piani
di investimento previdenziale (P.I.P. – F.I.P.) e di quasi il 10% nel
caso di PIP collegati alle cosiddette polizze unit linked. La
Commissione di vigilanza sui fondi pensione rileva altresì che
l’ammontare degli oneri annuali di gestione assume valori accettabili
solo dopo 35 anni di permanenza nel fondo, con una media annua variabile
tra 1,5 e 2,4 per cento. Inoltre l’ISVAP, Istituto per la vigilanza
sulle assicurazioni private e di interesse collettivo, ha richiamato
l’attenzione sui prodotti vita: attraverso l’attrattiva di rendimenti
potenzialmente elevati, trasferiscono al sottoscrittore quote crescenti
di rischi finanziari di cui non sempre è agevole prevedere la misura.
Per non parlare del fatto che il “rischio” mal si concilia con la natura
stessa dell’assicurazione.

Una nota critica: magre prospettive

Se agli oneri gestionali aggiungiamo anche l’inflazione annuale, ci
accorgiamo che raramente i prodotti presenti sul mercato garantiscono le
rendite necessarie per vedersi restituire anche solo il denaro investito
nel corso del contratto. L’attuale boom delle polizze pensionistiche
complementari rappresenta pertanto una spada di Damocle sul capo di chi
tenta di garantirsi una vecchiaia al riparo da preoccupazioni
finanziarie, implicando sovente carenze nella copertura previdenziale.
Altro punto critico è la scarsa trasparenza dei prodotti assicurativi.
La situazione è talmente intricata da scoraggiare qualunque tentativo di
raffronto: le strutture dei costi differiscono in modo sostanziale da un
caso all’altro, non essendo stata prevista una commissione uguale per
tutti.

Consigli:

• per garantirsi in vecchiaia una “rendita supplementare” mensile, è
necessario accumulare entro la fine del periodo lavorativo un piccolo
patrimonio, laddove sarebbe opportuno investire il proprio denaro in
prodotti quali immobili, obbligazioni, eventualmente azioni, depositi a
risparmio ecc., anziché rivolgersi a polizze vita a lunga scadenza o a
polizze pensionistiche private;

• prima di sottoscrivere una polizza previdenziale oppure vita, prendere
in considerazione l’opportunità di aderire a un fondo pensione chiuso
(p. es. il Laborfonds) e solo in seconda istanza rivolgersi ai fondi
pensione aperti. PIP e FIP hanno generalmente spese superiori rispetto
ai fondi complementari aperti.

• queste due forme di investimento (fondi pensione aperti e PIP-FIP)
sono un impegno a scadenza medio-lunga e riguardano prodotti non
flessibili. Sono distribuiti da banche, assicurazioni e intermediari e
il capitale può essere investito secondo tre profili di rischio
(prudente, dinamico o aggressivo). Poiché al termine della durata
contrattuale la maggior parte del capitale maturato deve essere
convertita in una rendita è pressoché impossibile calcolare a priori
l’ammontare effettivo di questa rendita. Per la sua determinazione si
applica infatti l’aspettativa di vita media valida al momento
dell’erogazione della prestazione previdenziale, secondo le tabelle
annuali elaborate dall’ISTAT. Considerando che la vita media della
popolazione aumenta costantemente, la tendenza che si delinea è verso
una progressiva riduzione delle pensioni effettive.

• fatevi assolutamente confermare la detraibilità fiscale.

• se volete andare sul sicuro in materia di prodotti assicurativi adatti
alle vostre esigenze individuali, effettuate il check-up assicurativo
predisposto dal Centro Tutela Consumatori Utenti, sul sito
www.centroconsumatori.it alla sezione “Assicurazione e previdenza”.

Articolo pubblicato su


ASSICURAZIONI VITA

Chi ha detto che sono la scelta migliore?

La categoria degli offerenti, definiti dalla legge come “intermediari”,
comprende di tutto un po’: agenti, ispettori, dipendenti bancari,
organizzazioni piramidali, broker, consulenti. I metodi di vendita non
sono sempre cristallini – si va da una discreta pressione psicologica ad
un’abile opera di persuasione, fino allo sfruttamento senza remore dei
rapporti di amicizia o di parentela. I clienti sono portati in palmo di
mano finché non sottoscrivono il contratto, dopodiché le maniere possono
cambiare bruscamente. Difficile che un’associazione dei consumatori
tessa le lodi di questi prodotti, i quali sembrano avere più difetti che
pregi.



Definizione

L’assicurazione sulla vita è un contratto stipulato tra un/a
assicurato/a e un’impresa di assicurazioni. L’assicurato si impegna a
pagare i premi pattuiti, l’impresa a versargli un capitale o una rendita
al verificarsi dell’evento per il quale è prevista la prestazione, vale
a dire la morte per le polizze caso morte o la vita per le polizze caso
vita. Esiste poi una terza variante, cioè la formula mista, che copre
entrambi gli eventi.

Nel caso delle polizze di capitalizzazione, invece, l’impresa
assicuratrice eroga una determinata somma alla scadenza del contratto,
indipendentemente dall’età dell’assicurato. Il contratto assicurativo si
intende stipulato a partire dalla data in cui l’impresa comunica
all’assicurato di avere accettato la sua richiesta firmata. In mancanza
di questa comunicazione, il contratto si intende stipulato a partire dal
momento in cui l’assicurato riceve la polizza inviatagli
dall’assicuratore e da questi sottoscritta.



Il termine “polizza vita” designa comunemente svariate tipologie di
assicurazioni. Dal punto di vista legale, tuttavia, le assicurazioni
sulla vita sono ben distinte ed hanno caratteristiche profondamente
diverse. Le tre tipologie principali sono:

• l’assicurazione per il caso di morte

• l’assicurazione per il caso di vita

• le assicurazioni miste.

A queste polizze di base possono aggiungersi prestazioni supplementari,
come ad esempio una polizza infortuni. Attenzione: ad ogni prestazione
assicurativa corrisponde una parte del premio annuale versato
dall’assicurato. Pertanto: maggiore è il numero delle prestazioni
incluse nella polizza vita, minore è la quota di premio annuo riservata
a ciascuna di esse e quindi anche la relativa copertura assicurativa!



La polizza caso morte

L’impresa assicuratrice si impegna per la durata del contratto a pagare
un determinato importo al momento della morte dell’assicurato. Questa
polizza è stipulata solitamente a favore dei familiari.



Questa polizza è di due tipi:

• temporanea caso morte: l’impresa assicuratrice è tenuta a pagare in
caso di morte dell’assicurato durante il periodo stabilito nel
contratto; se l’assicurato muore prima o dopo la durata della copertura,
l’impresa non paga alcuna assicurazione;

• assicurazione a vita intera: l’impresa assicuratrice si impegna a
pagare alla data del decesso dell’assicurato, in qualunque momento esso
avvenga.



La polizza caso vita

L’impresa assicuratrice si impegna a pagare una rendita o un capitale in
caso di sopravvivenza dell’assicurato al momento stabilito nel
contratto. La rendita può essere erogata fino a quando l’assicurato è in
vita oppure per un periodo di tempo convenuto. Attenzione: questa
polizza è in fin dei conti nient’altro che una comunissima forma di
risparmio e non ha nulla a che vedere con la copertura assicurativa
contro un determinato rischio (assicurazione in senso stretto).

Le polizze miste

L’impresa assicuratrice si impegna a pagare una rendita o un capitale
sia in caso di sopravvivenza dell’assicurato alla scadenza del
contratto, sia in caso di morte prima di tale scadenza. In questa
seconda ipotesi, i beneficiari hanno diritto a riscuotere il capitale
dall’impresa assicuratrice subito dopo il verificarsi dell’evento
luttuoso. Tuttavia si può anche far proseguire il contratto, senza
obbligo di pagamento di ulteriori premi, fino alla naturale scadenza e
disporre che il capitale venga versato ai beneficiari solo al momento
convenuto (scadenza del contratto).

Attenzione: sconsigliamo vivamente le polizze miste e raccomandiamo
invece di tenere sempre separata la polizza caso morte (copertura di un
rischio) dalla polizza caso vita (forma di risparmio). Questo sistema
garantisce maggiore flessibilità, rendimenti più elevati e una migliore
copertura assicurativa.



Polizze vita rivalutabili

Nel caso delle assicurazioni rivalutabili, il premio versato viene
investito in fondi interni all’impresa (gestioni separate). Il premio
può essere unico, annuale o ricorrente. Mentre alcuni di questi
contratti prevedono un rendimento minimo garantito, altri comportano una
rendita collegata all’andamento dei mercati. Diverse analisi di lungo
periodo (v. Il risparmio tradito, di Beppe Scienza, Edizioni Libreria
Cortina Torino; v. anche Links) hanno dimostrato che questi prodotti,
salvo rare eccezioni, sono estremamente rischiosi e che il rischio grava
interamente sulle spalle degli assicurati. Ciò è confermato anche
dall’esperienza nell’attività di consulenza assicurativa, da cui emerge
che moltissimi prodotti, dopo 20-30 anni di decorrenza, risultano
tutt’altro che redditizi.

Molti investitori, alla scadenza del contratto, ricevono una somma di
pochissimo superiore all’importo del premio, altri non riescono neppure
a recuperare l’intero capitale versato. Ciò si deve da un lato ai costi
di gestione, in parte altissimi, che incidono sull’investimento e
dall’altro agli scarsi rendimenti realizzabili con questo tipo di
operazioni.

Attenzione: all’atto della stipula di una polizza rivalutabile viene
fornita all’assicurato una „ipotesi di rendimento finanziario“ che
rappresenta, per l’appunto, un dato puramente previsionale
sull’andamento del mercato e di certo non una garanzia di rendimento!



Esempio di calcolo del capitale rivalutato dopo un anno di decorrenza
del contratto:


Capitale iniziale
100 (assolutamente da non confondere con il premio versato)

Tasso di rendimento della gestione separata
5%

Aliquota di retrocessione
80%

Tasso tecnico
2%

Misura annua di rivalutazione:
(0,05 x 0,80 - 0,02) / 1,02 = 0,0196

Capitale o rendita rivalutati:
100 x (1 + 0,0196) = 101,96



Assicurazioni “index linked” e “unit linked”

Le polizze “unit linked”, agganciate a fondi comuni di investimento,
hanno un alto contenuto speculativo. Il premio pagato al gestore (banca,
SIM o impresa assicuratrice) viene convertito in quote di un fondo di
investimento, il quale possiede di norma una componente azionaria più o
meno grande. L’assicurato ha la possibilità di trasferire da un fondo a
un altro il capitale accumulato; per questa operazione, detta “switch”,
l’impresa può chiedere il pagamento di una commissione. Ad ogni modo, il
rendimento della polizza è collegato a quello del fondo e il più delle
volte non vengono offerte garanzie di rendimento minimo, ma neppure di
restituzione dell’intero capitale versato. Il rendimento delle polizze
“index linked” dipende dal valore di un indice finanziario o da un altro
valore di riferimento.

A meno che l’impresa assicuratrice non fornisca esplicite garanzie,
l’intero rischio finanziario, determinato dall’andamento dei mercati
azionari, è a carico dell’assicurato e può comportare perdite anche
consistenti del premio versato (v. “unit linked”). La sussistenza di
rischi finanziari deve essere ben evidenziata nella nota informativa (v.
pag. 40) che l’impresa è tenuta per legge a consegnare al/la cliente
prima della sottoscrizione del contratto.

Per valutare concretamente un prodotto unit o index linked occorre
considerare non solo i caricamenti a copertura delle spese di gestione,
ma anche le commissioni eventualmente previste. Caricamenti e
commissioni sono trattenuti dall’impresa direttamente dai premi versati,
cosa che incide sul valore dell’investimento. Vediamo un esempio: a
fronte di un investimento di 1.000 euro, se i caricamenti e le
commissioni ammontano a 120 euro, l’importo effettivamente versato nel
fondo sarà pari a 880 euro, con conseguente riduzione della sua
redditività. Sulla base dei dati disponibili, le commissioni annue
oscillano tra lo 0,1 e il 3 %. Spesso le imprese rinunciano al
caricamento, ma in compenso applicano commissioni più elevate, o
viceversa. Tutti questi costi sono indicati nella nota informativa che
deve essere sempre consegnata al/la cliente prima della sottoscrizione
di una polizza e che contiene anche un grafico relativo all’andamento
del valore del fondo negli ultimi dieci anni.



Opzioni

Alla scadenza del contratto, anziché riscuotere in un’unica soluzione
l’intera somma realizzata, l’assicurato può chiedere la conversione del
capitale rivalutato in una rendita vitalizia annuale, ossia può farsi
liquidare un certo importo a scadenze periodiche.



Attenzione: All’atto della stipulazione del contratto, le imprese non
dicono mai su quale base sarà calcolata la prestazione. Spetta dunque
al/la cliente informarsi a questo riguardo. Inoltre bisogna chiarire se
la rendita è rivalutata annualmente o se, alla morte del beneficiario
che ha sottoscritto il contratto, l’impresa continuerà a versare una
„rendita certa“ a un’altra persona e per un periodo di tempo
prestabilito. Infine esiste anche la possibilità di differire la
scadenza del contratto. In questo caso l’impresa di assicurazione
trattiene il capitale per un periodo convenuto dietro corresponsione di
un tasso d’interesse (indicato nella clausola di rivalutazione del
contratto). Talvolta le imprese fanno offerte molto interessanti a
questo riguardo.



Attenzione: Conformemente alla circolare ISVAP n. 249 del 19.06.1995, le
imprese di assicurazione sono tenute a fornire ogni anno all’assicurato
un estratto conto relativo a

• premi versati (al netto delle imposte)

• utili realizzati

• valore del capitale rivalutato.



Offerta buona o cattiva?



Elementi per una prima valutazione

L’offerta di un’assicurazione vita rivalutabile può essere valutata
sulla base di vari elementi. Vediamone alcuni:

• aliquota di retrocessione: più è elevata, maggiore sarà la redditività
del prodotto riconosciuta all’assicurato;

• tasso tecnico: un tasso tecnico più elevato, a parità di premio
pagato, comporta un capitale iniziale superiore, ma anche maggiori
profitti e maggiori dividendi nel corso della durata contrattuale;

• condizioni di riscatto: condizioni più restrittive implicano maggiori
penalizzazioni qualora si richieda la liquidazione anticipata del
capitale;

• tavole di mortalità: per la liquidazione delle assicurazioni
temporanee caso morte le imprese ricorrono alle cosiddette tavole di
mortalità, contenenti statistiche sulla probabilità del verificarsi
dell’evento assicurato. Le cause di decesso sono valutate in maniera
assai differenziata, ad esempio si tiene conto se l’assicurato è un
fumatore o un non fumatore. Poiché ogni impresa si serve di tavole
differenti, è indispensabile chiarire questo punto prima della
sottoscrizione del contratto leggendo attentamente la nota informativa e
le condizioni di assicurazione e, eventualmente, chiedendo ulteriori
spiegazioni all’assicuratore. Si consiglia, come sempre, di confrontare
più offerte.



Il premio

Il premio è il prezzo pagato dal contraente per un contratto di
assicurazione. Esso corrisponde alla somma del premio puro, dei
caricamenti, dei costi per prestazioni accessorie e delle imposte. La
modalità di pagamento è stabilita nel contratto: può trattarsi di un
premio unico (versato all’inizio del contratto) o di un premio
periodico. I premi periodici possono essere di ammontare costante o
crescente, a seconda delle condizioni previste nel contratto. Il premio
annuo può essere frazionato in più rate. Il frazionamento comporta quasi
sempre una maggiorazione dei costi, a volte anche molto onerosa, che
deve assolutamente essere chiarita prima della sottoscrizione (v. anche
“nota informativa”).



Risoluzione del contratto

Il contraente è tenuto soltanto al pagamento della prima annualità di
premio. Se sospende il versamento dei premi successivi, il contratto si
estingue di diritto e i premi già corrisposti restano acquisiti
all’impresa assicuratrice, salvo che sussistano le condizioni per il
riscatto dell’assicurazione o per la riduzione della somma assicurata
(art. 1924 codice civile). I premi pagati che restano acquisiti
all’impresa assicuratrice possono essere riscossi alla scadenza del
contratto. Il riscatto anticipato dell’assicurazione, invece, implica
penali generalmente molto elevate a carico del contraente. Perciò questa
decisione va ponderata con molta attenzione e solo dopo averne parlato
con un consulente indipendente.



Lo sapevate che?

La nota informativa è lo strumento impiegato dall’impresa assicuratrice
per comunicare tutte le informazioni utili a fare piena chiarezza sulle
caratteristiche del prodotto assicurativo. Conformemente alle
disposizioni dell’ISVAP deve essere redatta sia per le polizze
rivalutabili sia per le polizze index e unit linked. L’impresa è tenuta
a consegnarla al cliente prima della sottoscrizione del contratto. La
nota informativa è accompagnata da un progetto esemplificativo che
contenga indicazioni dettagliate sul possibile sviluppo del capitale
assicurato (rendita) e dei premi nel corso della durata contrattuale;
qualora si tratti di un prodotto a rischio, il progetto deve evidenziare
la possibilità di perdite. Il tasso di rendimento annuo ipotizzato
attualmente è pari al 4,5 %. Il progetto esemplificativo, essendo basato
su ipotesi di rendimento, non costituisce un vincolo per l’impresa
assicuratrice. Importante: leggete MOLTO bene la nota informativa prima
di sottoscrivere la proposta di assicurazione; chiedete tutti i
chiarimenti necessari, ponete domande all’assicuratore e, se necessario,
rivolgetevi al CTCU per una consulenza!



Dati e statistiche

I dati comparativi contenuti nelle seguenti tabelle evidenziano che i
livelli di caricamento per le assicurazioni a premi unici sono in genere
meno elevati rispetto a quelli dei prodotti a premi annui. Le
assicurazioni temporanee caso morte, invece, implicano dei costi fissi
che fanno lievitare i livelli di caricamento. Ciò significa però anche
che l’incidenza dei caricamenti diminuisce proporzionalmente
all’aumentare del premio.



s
(*) Il dato riportato è riferito alla media semplice dei caricamenti.

(**) Un maggiore livello di dispersione indica la presenza sul mercato
di prodotti con caricamenti che si discostano notevolmente dal valore
medio.

Fonte: ISVAP


http://www.dm.unito.it/personalpages/scienza/index.htm
--
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Newbie
18 anni fa
Permalink
Post by Boston Tea Party
siccome mi sembra gli articoli di Beppe Scienza
Guarda, ne facciamo volentieri a meno. Al limite se proprio
ti senti in dovere di farlo, posta i link, non gli articoli
interi.
brax
18 anni fa
Permalink
Post by Boston Tea Party
In questo periodo si discute molto
di previdenza complementare , fondi pensione e TFR
siccome mi sembra gli articoli di Beppe Scienza
A me non è sfuggito.

Penso che il buon Prof. debba insegnare matematica e non economia.

Nei suoi scritti, chissà perché, sistematicamente dimentica che esistono
altre variabili oltre quella da lui ipotizzate, (variabili sociali ad
esempio)

L'economia non può essere raccontata solo con i numeri

I numeri però li sa fare bene...

soprattutto quelli del suo conto corrente che crescono sistematicamente ad
ogni suo intervento e libro venduto.
..Ghigo..
18 anni fa
Permalink
Post by brax
Penso che il buon Prof. debba insegnare matematica e non economia.
Nei suoi scritti, chissà perché, sistematicamente dimentica che esistono
altre variabili oltre quella da lui ipotizzate, (variabili sociali ad
esempio)
L'economia non può essere raccontata solo con i numeri
I numeri però li sa fare bene...
soprattutto quelli del suo conto corrente che crescono sistematicamente ad
ogni suo intervento e libro venduto.
Chissa' perche' tutto questo Accanimento contro il Prof Scienza.

Avra' pure dei limiti, lo ammetto, qualche volta avra' pure errato, lo
consento.

Ma che abbia pure fatto molto per svelare le MAGAGNE del mondo della
Finanza
non e' fuori di dubbio.

E questo suo costante impegno a Favore dei Risparmiatori fa AMPIAMENTE
perdonare
qualche SBAVATURA nelle sue Tesi, che pure c'e' stata e ci sara'.
Piotry
18 anni fa
Permalink
Post by brax
soprattutto quelli del suo conto corrente che crescono sistematicamente ad
ogni suo intervento e libro venduto.
Embé, cosa c'e' di strano? Beppe Scienza non fa mica beneficenza.
Se sei bravo e hai buone idee puoi scrivere qualcosa e farti pagare
anche tu.

P.S.
Non credo inoltre che vendendo 21480 copie del 'Risparmio tradito'
(rischiando querele e comunque molte 'grane') possa aver fatto tutti
quei soldi...
max
18 anni fa
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21481...
ciao
Post by Piotry
Post by brax
soprattutto quelli del suo conto corrente che crescono sistematicamente ad
ogni suo intervento e libro venduto.
Embé, cosa c'e' di strano? Beppe Scienza non fa mica beneficenza.
Se sei bravo e hai buone idee puoi scrivere qualcosa e farti pagare
anche tu.
P.S.
Non credo inoltre che vendendo 21480 copie del 'Risparmio tradito'
(rischiando querele e comunque molte 'grane') possa aver fatto tutti
quei soldi...
Kazuraghi Kazuto
18 anni fa
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Post by brax
Nei suoi scritti, chissà perché, sistematicamente dimentica che esistono
altre variabili oltre quella da lui ipotizzate, (variabili sociali ad
esempio)
Cosa sono le variabili sociali?
--
Kazuraghi K.
Ergo
18 anni fa
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Il Wed, 22 Nov 2006 18:54:28 +0000 (UTC), " Boston Tea Party"
Post by Boston Tea Party
In questo periodo si discute molto
di previdenza complementare , fondi pensione e TFR
siccome mi sembra gli articoli di Beppe Scienza
ben 657 righe, per cosa poi?

occhio "time is money".

Se poi sfuggono gli articoli di scienza "nun c'é problema".
ginopilotino
18 anni fa
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Post by Boston Tea Party
In questo periodo si discute molto
di previdenza complementare , fondi pensione e TFR
siccome mi sembra gli articoli di Beppe Scienza
Concordo con chi dice che sarebbe stato meglio mettere solo il link.
Non concordo ovviamente con chi invece vuole proteggere il suo orticello :D

Ciao ... Dino
..Ghigo..
18 anni fa
Permalink
Post by ginopilotino
Concordo con chi dice che sarebbe stato meglio mettere solo il link.
Non concordo ovviamente con chi invece vuole proteggere il suo orticello :D
Ciao ... Dino
io invece sono contento che abbia riportato pure gli articoli,
Kazuraghi Kazuto
18 anni fa
Permalink
Post by ..Ghigo..
Post by ginopilotino
Concordo con chi dice che sarebbe stato meglio mettere solo il link.
Non concordo ovviamente con chi invece vuole proteggere il suo orticello
:D
Post by ginopilotino
Ciao ... Dino
io invece sono contento che abbia riportato pure gli articoli,
Anchio, così Google groups li indicizza.
--
Kazuraghi K.
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